Raffaele Nardoianni, Piedimonte San Germano nella voragine di Cassino

1. R. NARDOIANNI, Piedimonte San Germano nella voragine di Cassino. Ristampa anastatica dell’ediz. Cassino, Tipografia Aurelio Malatesta & figli, 1950. Prefazione di Eugenio Maria Beranger. Appendice: “Per il recupero della memoria”., a cura di Irma Corvino e Giuseppe Scacco (Storia e Memoria, 1), Piedimonte San Germano, Associazione Antares, 2004, pp. XVIII/168, ill. n.t. e f.t.

In occasione del 60° anniversario della battaglia di Cassino, l’Associazione Antares di Piedimonte San Germano, grazie alla sensibilità dell’avv. Raffaele Nardoianni, figlio dell’A., ha ristampato, per la seconda volta, questo importante volume – senza dubbio uno dei testi più autorevoli a disposizione di quanti vogliano indagare i nove mesi di guerra lungo la Linea Gustav – inserendolo all’interno della Collana Storia e Memoria diretta da Antimo Della Valle.
Nell’opera, scritta dal N. utilizzando ampiamente ricordi personali, protagonista principale è la ricostruzione delle vicende della popolazione civile costretta, fin dal dicembre del 1943, a disperdersi nelle montagne circostanti per sfuggire allo sfollamento deciso dai tedeschi e da Arturo Rocchi, Capo della Provincia di Frosinone. Una parte della popolazione fu, infatti, coattivamente trasferita dapprima ad Alatri, da dove proseguì per Roma e, quindi, le ricche province agricole del nostro Settentrione (Cremona, Mantova eVerona) ove rimase fino alla conclusione del conflitto.
Da Alatri, tuttavia, non pochi riuscirono ad eludere la non stretta sorveglianza operata su di essi dai soldati tedeschi e dai membri della Guardia Nazionale Repubblicana facendo così ritorno nel proprio paese di origine dove cercarono rifugio sulle montagne circostanti. Qui vissero sotto la costante minaccia dei bombardamenti alleati o, caduti di nuovo nelle mani dei soldati della Wehrmacht, furono costretti ad abbandonare la loro Terra per essere trasportati allo Stabilimento Breda sulla Via Casilina ed al Centro di Raccolta di Cesano per poi proseguire anch’essi verso il Nord dopo aver fatto, quasi sempre tappa, a Perugia, Chiusi, Cortona, Firenze e Bologna.
Il lavoro descrive anche il rientro a Piedimonte degli sfollati rimasti a Roma avvenuto dopo il 4 giugno 1944 su automezzi militari americani messi a disposizione della Pontificia Opera di Assistenza; il ritorno, tuttavia, fu drammatico sia a causa della quasi totale distruzione dell’abitato ad opera dei bombardamenti e cannoneggiamenti alleati sia per i numerosi focolai di malaria sviluppatisi nella piana di Cassino a causa dell’allagamento della stessa messo in atto dai germanici con l’evidente scopo di rallentare l’avanzata alleata e della contemporanea distruzione della maggior parte delle opere di bonifica.
La monografia si conclude con alcuni brevi cenni riservati alle prime vicende della ricostruzione, alla visita del Presidente della Repubblica Enrico De Nicola avvenuta il 30 marzo 1947 e che possiamo considerare come un ideale omaggio di tutta la Nazione alle sofferenze fisiche e morali dei piedemontani e con il Martirologio dei Caduti e dispersi sia militari che civili rappresentati all’epoca, rispettivamente, da 13 e 77 unità.
Nella ristampa, particolarmente significative sono le interviste raccolte da Irma Corvino e Giuseppe Sacco sia tra gli sfollati in Nord Italia sia tra quelli che vissero la non meno difficile esperienza in Basilicata, Calabria e Sicilia. Dalle testimonianze dei primi emerge l’accoglienza ricevuta dalla popolazione agricola del Nord, bisognosa di braccia da impiegare nelle campagne, e dalle Autorità civili e religiose locali che si prodigarono in ogni modo per rendere meno disagevole la loro permanenza mentre dalle interviste con i secondi è evidente la delusione per il mancato immediato rientro nelle proprie abitazioni, la miseria del sussidio giornaliero ad essi concesso e la tristezza di una esperienza vissuta all’interno di comunità ugualmente travolte dalle vicende belliche e caratterizzate da economie di tipo agro-pastorali assai povere.

L’Autore

Raffaele Nardoianni nacque a Piedimonte San Germano il 26 aprile 1891, primogenito di sette figli; il padre, Rosino, era un impiegato comunale e la madre, Elisabetta, casalinga.
Dopo studi classici in Seminario, conseguì la laurea in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Padova il 18 dicembre 1919 e da allora iniziò ad esercitare la professione forense.
Durante il periodo del fascismo, per il suo spiccato spirito liberale e democratico, egli, unitamente ai suoi familiari, non aderì al Partito Nazionale Fascista; tale sua scelta ebbe quale conseguenza la segnalazione del suo nominativo alla Polizia Politica del regime che dispose il controllo della sua corrispondenza.
Tuttavia proprio in considerazione del fatto che la scelta di non aderire al Partito Nazionale Fascista era dettata unicamente da ragioni di principio, cui non erano seguiti fatti e comportamenti contrari al Regime, la stessa Polizia Politica nel febbraio 1942 dispose la revoca del provvedimento di controllo della corrispondenza.
La sua vita, pubblica e privata, fu sempre improntata a sentimenti di immensa generosità e di grande amore per la propria Terra ed il proprio Paese.
Animato da altruismo e da profondo sentimento religioso, dopo la morte del fratello Filippo, si fece carico personalmente della famiglia dello stesso e, dopo la guerra, sostenne economicamente anche l’Istituto Assistenziale “Santa Teresa di Gesù Bambino” nonché la scelta di una parte degli abitanti di Piedimonte di ricostruire il Paese sulle vecchie rovine.
Nell’immediato dopoguerra ottenne l’incarico di Segretario Comunale presso il Comune di Aquino e collaborò con la redazione del giornale locale “Il Rapido”.
Per il libro in questione l’Autore, già all’epoca, ottenne numerose testimonianze di stima tra cui spiccano quelle del Presidente della Repubblica Avv. Enrico De Nicola, del Santo Padre Pio XII, del Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Sen. Giulio Andreotti e dell'”Imperial War Museum” di Londra.

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